La vicenda di Colleferro, dove il giovane ragazzo Willy Monteiro Duarte è stato ucciso da un gruppo di violenti mentre tentava di sedare una rissa in difesa di un proprio amico, non rappresenta solo un semplice caso di cronaca, ma ha scosso profondamente le coscienze di tutta Italia. L'assessore alle politiche sociali Luciano Beccaria ha scritto una lettera aperta a tutta la cittadinanza di Sergnano in merito a questa vicenda. Ecco il testo integrale dell'intervento:
Ormai leggere i giornali e seguire la cronaca è diventato angosciante. L’ultimo episodio è avvenuto nella notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre a Colleferro dove, come certamente saprete, un giovane intervenuto in difesa di amici è stato picchiato a morte. Dai racconti giornalistici, dopo un contatto tra due gruppi rivali, sarebbero sopraggiunti 4 o 5 individui, palestrati ed ben addestrati, che si sarebbero accaniti sul ragazzo. E hanno continuato, saltando sul corpo, anche quando era disteso ed inerme. L’autopsia avrebbe confermato la morte per traumatismi multipli con conseguente shock traumatico.
Ormai leggere i giornali e seguire la cronaca è diventato angosciante. L’ultimo episodio è avvenuto nella notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre a Colleferro dove, come certamente saprete, un giovane intervenuto in difesa di amici è stato picchiato a morte. Dai racconti giornalistici, dopo un contatto tra due gruppi rivali, sarebbero sopraggiunti 4 o 5 individui, palestrati ed ben addestrati, che si sarebbero accaniti sul ragazzo. E hanno continuato, saltando sul corpo, anche quando era disteso ed inerme. L’autopsia avrebbe confermato la morte per traumatismi multipli con conseguente shock traumatico.
Il nome completo era Willy Monteiro Duarte, un ragazzo di 21 anni di origine capoverdiane. Studiava in un istituto alberghiero e lavorava come aiuto cuoco in un ristorante locale. Al momento in cui scrivo tre individui sarebbero in carcere e uno ai domiciliari, tutti frequentatori di una palestra di arti marziali. Non è chiaro se ci fossero aggravanti razziali. Tutti i media citano il caso con indignazione per la violenza gratuita e per il disprezzo della vita umana dimostrato dagli autori dei fatti. Sui social, come al solito, qualche imbecille (e non sono pochi!) prova a difendere gli accusati con parole che sono forse peggiori degli stessi fatti, espressione di una pochezza culturale che lascia atterriti. Certamente meriterebbero anch’essi severi provvedimenti. La polizia postale sta cercando di oscurarli e contenerli. Intanto i soggetti accusati si rimbalzano le responsabilità (è stato lui, noi non c’entriamo!): un film già visto che spesso finisce per giustificare decisioni della magistratura più lievi. In fondo vengono a mancare le prove che il colpo mortale sia stato inferto proprio da quella data persona! Meglio nascondere le proprie responsabilità in una rassicurante incertezza di giudizio. Come se, in questa violenza di gruppo, sia da punire veramente solo chi abbia dato la botta conclusiva e non l’intero gruppo di scalmanati che hanno dimostrato un odio animalesco impressionante!
Ma ciò che veramente faccio fatica a commentare, sono le parole di un famigliare di un soggetto trattenuto in carcere, parole espresse ai carabinieri il mattino dopo la morte del giovane Willy: "Ma cosa hanno fatto? Non hanno fatto niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario!" Così sono riportate su una testata giornalistica. Stento veramente a credere che si possa in quei momenti dire cose del genere e spero, per umana pietà, che possano essere state solo male interpretate o mal riportate. Certo esprimono un vuoto culturale e un degrado emotivo difficilmente immaginabile ed esprimono tutta la difficoltà di coloro che le avrebbero pronunciate. Quali sono i mezzi che possono essere messi in campo per contrastare simili atteggiamenti ? Come possono essere aiutati nuclei famigliari così degradati? Come si risponde a una violenza fisica e verbale così profondamente radicata? Vorrei dire subito che non mi piacciono i processi mediatici, i colpevoli preconfezionati, le sentenze già scritte. Colpevole è colui che viene giudicato colpevole da un tribunale attento, rispettoso delle procedure e delle leggi. La verità processuale è in fondo l’unica che può garantire, se così si può dire, il rispetto di una ricostruzione per lo meno verosimile dei fatti. Se così non fosse, giustizia equivarrebbe a vendetta sommaria, impartita certo più velocemente ma con dubbia veridicità. Non va bene, sarebbe un comportamento non molto lontano da quello di coloro che si sono resi responsabili del fattaccio! Certo però leggendo la testimonianza dei carabinieri e le affermazioni di quel genitore viene spontaneo, non chiedersi perché possano accadere fatti del genere, ma forse perché non succedano! Se quella è la cultura e il sentore che viene giornalmente insegnato fin da bambini vien da chiedere perché non capitino più frequentemente!
Brevi suggerimenti conclusivi che vengono in mente a chi si confronta o si è confrontato con il difficile compito di educare i propri figli:
1) Insegnare tolleranza, comprensione e rispetto per gli altri, chiunque esso sia, è il miglior modo per ottenere tolleranza, comprensione e rispetto per noi stessi. Indipendentemente da sesso, religione, colore della pelle, etnia, provenienza, orientamento sessuale o qualunque altra cosa possa rappresentare una barriera divisoria tra l’opinione di molti e quella di pochi.
2) Insegnare non basta! Non è sufficiente se non si riesce a sostenere queste qualità con i fatti: conta l’esempio, non le parole. Contano gli atteggiamenti e ciò che pronunciamo quando commentiamo un fatto di cronaca o un film o le parole che pronunciamo in direzione dell’arbitro quando vedendo la partita viene commesso un fallo verso un attaccante della propria squadra del cuore (che magari sta perdendo!). Conta l’equilibrio che dimostriamo quando siamo arrabbiati (e magari giustamente) non quando siamo tranquilli e in pace (in questi casi è troppo facile).
3) Mi viene infine in mente infine un piccolo libretto che per me ha voluto dire molto. Si intitola LA FORZA DELLA GENTILEZZA, editore Mondadori. Si trova come eBook per pochi Euro ed è scritto da Piero Ferrucci, uno psicoterapeuta che sostiene una tesi interessante e innovativa: essere gentile conviene, è utile per chi lo è! Comporta una rimodulazione del proprio sistema psico-neuro-ormonale che offre innumerevoli vantaggi per la propria salute! Insomma, cerchiamo di essere gentili non solo per migliorare il rapporto con chi ci circonda ma anche e sopratutto per noi stessi, per la propria salute! Essere gentili ci migliora costantemente sua nella ad mente sia nel corpo!
Brevi suggerimenti conclusivi che vengono in mente a chi si confronta o si è confrontato con il difficile compito di educare i propri figli:
1) Insegnare tolleranza, comprensione e rispetto per gli altri, chiunque esso sia, è il miglior modo per ottenere tolleranza, comprensione e rispetto per noi stessi. Indipendentemente da sesso, religione, colore della pelle, etnia, provenienza, orientamento sessuale o qualunque altra cosa possa rappresentare una barriera divisoria tra l’opinione di molti e quella di pochi.
2) Insegnare non basta! Non è sufficiente se non si riesce a sostenere queste qualità con i fatti: conta l’esempio, non le parole. Contano gli atteggiamenti e ciò che pronunciamo quando commentiamo un fatto di cronaca o un film o le parole che pronunciamo in direzione dell’arbitro quando vedendo la partita viene commesso un fallo verso un attaccante della propria squadra del cuore (che magari sta perdendo!). Conta l’equilibrio che dimostriamo quando siamo arrabbiati (e magari giustamente) non quando siamo tranquilli e in pace (in questi casi è troppo facile).
3) Mi viene infine in mente infine un piccolo libretto che per me ha voluto dire molto. Si intitola LA FORZA DELLA GENTILEZZA, editore Mondadori. Si trova come eBook per pochi Euro ed è scritto da Piero Ferrucci, uno psicoterapeuta che sostiene una tesi interessante e innovativa: essere gentile conviene, è utile per chi lo è! Comporta una rimodulazione del proprio sistema psico-neuro-ormonale che offre innumerevoli vantaggi per la propria salute! Insomma, cerchiamo di essere gentili non solo per migliorare il rapporto con chi ci circonda ma anche e sopratutto per noi stessi, per la propria salute! Essere gentili ci migliora costantemente sua nella ad mente sia nel corpo!
Ma quello che non so proprio commentare è cosa insegneremo ai nostri figli nel caso si dovessero imbattere in simili episodi! È una preoccupazione già espressa dal Presidente del Consiglio in carica, Giuseppe Conte, ma volentieri la ripropongo: di fronte a simili casi, insegneremo a non immischiarsi per paura di gravi ripercussioni? Insegneremo la paura, forse legittima in alcuni casi, o l’altruismo e la disponibilità verso i più deboli? A queste domande, da padre ma anche da cittadino, faccio veramente fatica a dare una risposta.
Luciano Beccaria
Bravo Luciano, condivido in pieno
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